Il Paradigma Stigmergico e lo schema concettuale del Monumento Digitale

Sulla base dei requisiti concettuali individuati precedentemente è sembrato interessante e promettente sperimentare un modello basato sul principio stigmergico, che si riconosce in numerosi sistemi auto-organizzati in natura come le colonie di formiche, che usano le tracce di feromoni per orientare gli spostamenti, o il sistema immunitario che usa le citochine per modificare i comportamenti delle cellule, o il micelio dei funghi che ne dispone la crescita sulla base della disponibilità di acqua e nutrienti.

Wikipedia definisce il termine "stigmergia" come segue: "un meccanismo di consenso per il coordinamento indiretto di agenti attraverso stimoli ambientali. Produce strutture complesse e apparentemente intelligenti senza richiedere attività di pianificazione, controllo o persino comunicazione diretta tra gli agenti".

Ispirandosi a questo sistema naturale, si può assumere come definizione di lavoro un modello concettuale che postuli che un sistema complesso possa essere completamente descritto in termini dei risultati desiderabili attesi e dell'insieme bilanciato di stimoli, che ne governa il comportamento, senza bisogno di analizzare la sua composizione interna e le relazioni tra le componenti.

È una formulazione molto generica e astratta che ha bisogno di essere descritta attraverso uno schema concettuale per essere applicabile operativamente al contesto della creazione e della trasmissione della cultura digitale.

Lo schema concettuale del "monumento digitale" si è rivelato di grande utilità per stimolare domande e riflessioni, come appropriato per questa fase di ricerca esplorativa e sperimentazione.

Adottiamo il punto di vista non di chi studia o ammira un monumento del passato, ma di chi ne voglia costruire uno per il futuro.

Nell'era pre-digitale i seguenti obiettivi erano chiari:

  • preservare e trasmettere nel tempo valori importanti per la propria comunità nella convinzione che essi siano universali e debbano continuare a guidare la comunità per i secoli a venire;

  • costruire per durare;

  • impressionare e favorire il ricordo attraverso una storia che valga la pena di raccontare.

Come cambia - se cambia - il concetto di monumento, qualora lo si voglia edificare attraverso un costrutto materiale digitale?

Le tre sfide concettuali del digitale generano una lunga serie di domande, non tutte di facile risposta:

  • Quali possibilità apre la delocalizzabilità del costrutto?

  • Ha ancora senso pensare un monumento in termini di unicità?

  • Se il monumento non è vincolato a un luogo specifico, come cambia il suo rapporto con la comunità per la quale rappresenta un valore?

  • Come si può materialmente costruire un monumento digitale? Che forme può assumere?

  • Come si fa in digitale a creare una esperienza memorabile come la visione del Colosseo o della Piramide di Cheope?

  • Il monumento sono le sue istanze visibili o gli algoritmi che le codificano?

  • Come si può assicurare l'afflusso continuo di energia richiesto dalle istanze visibili di un monumento digitale?

  • Come ci si assicura che il monumento sia riproducibile per secoli senza che ci siano problemi con l'hardware e il software necessari per la sua esistenza?

  • Come si calcolano e si assicurano le risorse finanziarie per tenere un processo secolare continuamente attivo ed efficace?

  • In una società complessa in continua rapidissima trasformazione come si garantisce la perpetuazione di valori sociali statici? Ha ancora senso farlo?

È una lista tutt'altro che esaustiva delle domande possibili, ma già altamente sfidante.

Il concorso "Crowddreaming: i giovani co-creano cultura digitale" nasce per verificare il funzionamento di una prima serie di ipotesi.

  1. Non si deve pensare ad un monumento come ad un oggetto, ma come ad un processo in continuo divenire. In particolare, un processo narrativo. Questo approccio è comunque più corretto, ma nel caso di monumenti realizzati come costrutti materiali digitali le conseguenze pratiche di questo punto di vista diventano significative.

  2. Un monumento digitale non serve a tramandare risposte e valori immutabili, ma domande fondamentali e metodi per rispondere onestamente.

  3. Un monumento digitale è un processo riflessivo: è una mente connettiva che conosce se stessa e si evolve narrandosi nel tempo e sognando il proprio futuro. L'acronimo D.REA.M. - Digital Reality Monument - ricorda questa sua natura.

  4. Un monumento digitale è un ecosistema: non esiste più, se si separa il costrutto dal costruttore.

  5. Stimoli: identificazione e senso di appartenenza, rilevanza personale del dilemma, spirito di avventura, volontà di costruire il futuro, amore per i giovani, istinto riproduttivo, vantaggio economico, miglioramento culturale, crescita personale.

  6. La sostenibilità economico nel tempo potrebbe essere ottenuta o favorita attraverso meccanismi di tokenizzazione in mercati curatoriali.

  7. Ingredienti di un monumento digitale sono il suo d.rea.m. seminale - digital reality meme, i c.a.t.s - community augmented tales, racconti che vagano randagi per poi tornare alla base e aggiungere il loro contributo alla narrazione collettiva, e i g.host, i generational host.

Da queste ipotesi nasce l'Arte del Crowddreaming, un primo tentativo di risposta alla domanda: "Come si costruisce un monumento digitale?"

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